Le diossine sono dei composti organici, sottoprodotti di processi legati alla produzione, utilizzazione e smaltimento del cloro e dei suoi derivati. Le principali fonti di diossine a livello europeo sono di tipo industriale. Ci sono tuttavia anche altri processi che portano alla produzione di diossine, come ad esempio la produzione e l’uso di alcuni diserbanti. Tra questi è tristemente noto l’Agente Orange (dalla caratteristica colorazione), defogliante largamente utilizzato dall’esercito americano nel conflitto bellico in Vietnam.
Tra il 1962 e il 1971 oltre 80 milioni di litri di erbicidi furono liberati sul Vietnam centrale e meridionale, con l’obiettivo di privare guerriglieri e militari vietnamiti del riparo della copertura vegetale e delle risorse naturali. Questi composti contenevano la diossina TCDD e altri prodotti chimici cancerogeni e particolarmente persistenti nell’ambiente e nella catena alimentare. Quasi 5 milioni di persone furono esposte a queste sostanze. A distanza di oltre quarant’anni la popolazione continua a subirne pesanti effetti sulla salute, come dimostrano recenti studi effettuati prelevando campioni da alimenti nelle aree limitrofe ad Ho Chi Minh City, nelle quali nel passato si è concentrata la massima quantità di irrorazioni (v. Fig.1). Nel Vietnam centrale e meridionale si contano una dozzina di aree particolarmente contaminate dalla diossina, su una superficie complessiva di circa 25'000 km2.
Fig. 1: Aree ad alta concentrazione
di irrorazioni di erbicidi (1962-1971)
FONTE: BBC NEWS
Tuttavia il numero di missioni aeree effettuate fu talmente elevato e distribuito sul territorio che solo poche aree furono effettivamente risparmiate dalla contaminazione (v. Fig. 2). Va inoltre considerato il dilavamento del suolo ad opera delle piogge e dei corsi d’acqua che può trasportare gli agenti inquinanti (non solo diossine, dunque, ma anche altri pesticidi, fertilizzanti, sostanze di trattamento di superfici) anche ad una notevole distanza. L’esposizione dell’uomo alle diossine ha luogo quasi esclusivamente attraverso la catena alimentare. Le diossine sono veicolate soprattutto da polveri contaminate. Sono liposolubili, ovvero si infiltrano e si accumulano nei grassi, specie in quelli animali. La quantità delle diossine nell’uomo è superiore rispetto a quella registrata in tutti gli altri mammiferi, proprio perché l’uomo si trova in cima alla piramide alimentare. Gli effetti delle diossine sulla salute sono molteplici e includono disfunzioni e ritardi nello sviluppo, accresciuta mortalità prenatale e un’importante incidenza tumorale.
Fig. 2: Missioni aeree con irrorazioni di erbicidi tra il 1965 e il 1971 FONTE: http://teetee199thlibavetsfa-
milymemorialhallofhonor49.webs.-
com/Map-spray_msns-RVN-65-71.JPG
Nelle aree a rischio le diossine vengono assunte consumando grassi animali, carne, pesce e talvolta uova. In casi limite (se non ben lavate) si possono ingerire diossine contenute in frutta e verdura. La diossina non è invece solubile in acqua. Tuttavia in aree rurali e arretrate dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico permane un rischio elevato anche in questo senso, poiché sovente in queste situazioni viene consumata acqua di dilavamento o intorbidata da residui di terreno contenenti diossina.
In diverse zone del Vietnam il rischio di contrarre tumori e il manifestarsi di malformazioni alla nascita e disabilità nei bambini è ancora oggi molto elevato. In queste regioni la diossina è costantemente presente nella catena alimentare e nell’uomo. Alla contaminazione legata agli agenti irrorati durante il conflitto bellico si aggiungono, purtroppo, altri tipi di carichi ambientali connessi alla rapida industrializzazione che sta vivendo il Sud Est Asiatico negli ultimi anni e ad un uso talvolta improprio di pesticidi nell’agricoltura. A partire dagli anni ’80 il Vietnam è passato da un’economia chiusa su se stessa al mercato globale, con ripercussioni variamente nefaste sulla qualità dell’ambiente.
Espérance ACTI si impegna da anni nelle aree rurali dell’Indocina con l’obiettivo di fornire un supporto alla popolazione locale in diversi ambiti. Tra questi spicca il settore dell’approvvigionamento idrico. Nel 2000, in Vietnam, 1 persona su 4 non aveva accesso ad acqua considerata salubre, mentre in Laos e Cambogia meno di 1 persona su 3 godeva di un approvvigionamento idrico “sicuro” (dati: UNFPA, State of World Population 2003). Questo indicatore considera la percentuale della popolazione con un accesso adeguato ad acqua potabile ad una distanza ritenuta conveniente. Esso ci dà un’idea dell’esposizione a problemi sanitari connessi con un approvvigionamento qualitativamente insufficiente. In un’ideale classifica, affatto virtuosa, la Cambogia e il Laos si piazzerebbero rispettivamente al quarto e al quinto posto al mondo in termini di deficienza idrica, mentre il Vietnam si situa al 30° posto, tra i primi in Asia e superato solo da numerosi Paesi africani.
Malgrado negli ultimi anni in Vietnam si registri un graduale calo della mortalità infantile e dell’incidenza di malattie comunicabili rilevanti per la sanità pubblica, le patologie legate al contatto con acque contaminate continuano a mietere vittime e costituiscono tuttora il problema più importante nell’ambito sanitario di questo Paese. La dissenteria provocata dall’ingestione di acqua contaminata provoca annualmente circa 250'000 ricoveri in ospedale, mentre secondo stime recenti circa il 44% dei bambini vietnamiti sono soggetti all’insorgenza di vermi e parassiti intestinali. Questa situazione drammatica fa sì che in Vietnam sussista un tasso di malnutrizione infantile tra i più elevati dell’Asia orientale.
La statistica è talvolta menzognera, poiché se è vero che da recenti studi risulta che circa il 68% della popolazione rurale vietnamita ha accesso a servizi igienici, meno di un quinto di loro può utilizzare quotidianamente servizi ritenuti adeguati secondo i parametri pubblicati dallo stesso Ministero della Sanità. Le aree più esposte a queste problematiche sono inevitabilmente quelle più povere, a vocazione rurale e abitate da gruppi etnici minoritari.
Dal 2000 Espérance ACTI ha realizzato nel Sud del Vietnam oltre 700 pozzi per la captazione di acqua potabile, con una profondità media di 90 metri, oltre a 2000 vasi per la raccolta e decantazione dell’acqua piovana (v. Fig. 3). Ogni pozzo serve fino a 45 persone. Espérance ACTI si impegna, inoltre, a garantire la necessaria manutenzione ai pozzi costruiti, effettuando controlli a scadenza periodica sul loro funzionamento e sulla qualità dell’acqua per mezzo di prelievi.
Fig. 3: Zone dove è attiva Espérance-ACTI nell’ambito della costruzione di pozzi (in blu) e fornitura di vasi e cisterne per la raccolta dell’acqua (in rosso). Periodo di attività 2001-2014.
Nell’area del delta del Mekong e, più in generale, dei bacini idrografici nel Sud del Vietnam si aggiungono problemi legati alla salinità delle acque superficiali e delle falde acquifere a bassa profondità che ne compromettono l’uso (v. Fig. 4).
Fig. 4: Intrusione salina nel Delta del Mekong e qualità delle acque superficiali. In rosso le acque ad alta salinità durante tutto l’anno
In alcune aree nel bacino del Mekong e della Cambogia si segnalano inoltre problemi con la presenza di arsenico, a tratti importante, nell’acquifero (Fig. 5). Le analisi e il monitoraggio periodico dell’acqua dei pozzi sono necessari per valutare la presenza di elementi chimici tossici (tra i principali l’arsenico, il manganese, il ferro e altri metalli pesanti), mutamenti nella composizione dell’acqua di falda (salinità) e lo stato di deterioramento delle strutture stesse.
Fig. 5: Probabilità di presenza di dosi elevate di arsenico nell’acqua di falda a bassa profondità nel Sud-Est Asiatico
Lo scavo di pozzi ad elevata profondità costituisce un elemento di fondamentale importanza per fronteggiare problemi di questo tipo, concentrati solitamente nelle zone più superficiali. Nelle aree dove la perforazione di pozzi non è possibile, come ad esempio nella regione di Kien Luong a ovest di Rach Gia, Espérance-ACTI sostiene la fornitura di vasi per la raccolta dell’acqua piovana della capacità media di 500 litri (v. Fig. 6).
Fig. 6: Potentiale di sfruttamento dell’acqua freatica nel Delta del Mekong. Nelle aree in giallo la speranza di estrarre acqua potabile di falda è ritenuta praticamente nulla. In queste zone Espérance-ACTI si impegna a fornire vasi per la raccolta delle acque meteoriche.